Ecco alcune immagini girate da un videoamatore della prova generale aperta agli studenti delle Scuole Medie Superiori la mattina del 18 settembre 2012. La prova è stata introdotta da un'intensa ed emozionante lezione di Roberto De Simone sul significato religioso e politico della festa di Piedigrotta, una tradizione per lo più assente nel bagaglio delle emozioni e dei ricordi di chi ha oggi meno di 30 anni. Di seguito, una piccola rassegna stampa sullo spettacolo.
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![]() Funzione è simbolico termine campano col quale i devoti di S. Maria dell’Arco designato un elaborato rito penitenziale su ritmi oscillanti tra la marcia, il bolero e la tarantella. In tale fissità temporale, si assorbono voracemente materiali e frammenti musicali di ascendenza militaresca, i quali sono trasfigurati in oggetti memorabili svuotati della loro storicità, in frammenti, schegge di un’esplosione fissata per sempre in un momento traumatico, in un lacerto mnemonico, in cui emergono i lutti incancellabili della comunità rivissuti nell’emergenza emotiva della liturgia presente. E l’espressività risultante, in pulsante rappresentatività è rivolta alla divinità, alla Madonna, o alle Madonne di Montevergine, di Piedigrotta, Dell’Arco, quasi a impetrarne una rassicurante partecipazione e una soluzione catartica. A dirla con Schneider, su tale potenza di formulazione, che grazie al suono sa darsi una forma percettibile pronunciando se stessa, la composizione in predicato, che assume la medesima denominazione simbolica nonché un ossessivo ritmo di base, accumula un liturgico susseguirsi di inni, di marce, di canti di trincea, di parodie di tradizione orale, ripercorrendo storicamente un ciclo secolare, a partire dalla guerra 1915-’18, e scorrendo i nefasti nazionalismi che condussero alla catastrofe della seconda guerra mondiale, e poi le nuove spinte politiche, l’americanismo capitalistico, il comunismo totalitario di regime, fino alla caduta del muro di Berlino, col quale si sono sgretolate tutte le ideologie. Le nuove guerre, meno ipocritamente, mostrano il cinico volto imperialistico della conquista dei mercati, giustificata eufemisticamente in nome della democrazia risciacquata negli inquinanti detersivi del consumo telecratico di massa. Quindi, alle orecchie di un odierno ascoltatore, La funzione del centenario con lo scorrimento algido di fotogrammi sonori sovrapposti cubisticamente a moduli stilistici di definizione storica, accoglie la stupefatta consapevolezza di enfasi retoriche, di magniloquenze contraddittorie, di menzogne e conflitti stemperati nell’emotività bandistica di una barbara e ideale liturgia officiata in onore della Vergine Maria. E par quasi di assistere a una marcia di fantasmi, a una danza macabra, a una parata di reclute, di sergenti, di capitani, falciati nel fior dell’età, i quali pur rivendicano una melanconica identità storica, un essere morti nella logica emotiva del loro tempo, nell’uniforme militare imposta alla loro gioventù perduta. In conclusione, la composizione musicale prende l’aspetto di un drammatico ex-voto, di una sacra rappresentazione in cui, a mo’ di polittico, ricorre metastoricamente l’inaudita Storia degli ultimi cento anni.( Roberto De Simone) ![]() Omaggio ai compositori L’EVENTO di Massimo Lo Iacono NAPOLI. “Refrigerium peccatorum”secondo antico, inossidabile enunciato è la chiesa come luogo di pietra, meglio se antica, ancor prima che luogo d’anima, specialmente nella calura estiva, ancor più quando umida e poco pietosa degli uomini incontentabili ora per il caldo ora per il freddo: e rinfrescante molto era la veneranda chiesa dell’Arciconfraternita di Sant’Anna dei Lombardi l’altra sera, sommo tempio napoletano d’arte del Quattrocento, avanti l’inizio del concerto dell’“Ensemble vocale di Napoli”. Poi il ritardo nell’inizio, il calore dei tanti e tanti ascoltatori presenti, nonostante la concorrenza di altri concerti, ha fin troppo intiepidito l’aria ed il refrigerio è stato solo spirituale. Bellissime tutte le esecuzioni, e più intense e complete quelle dei pezzi di Pärt, Ghedini, Messiaen, Biebl e sublime quella dell’antifona di anonimo. Per la grande messa di Alessandro Scarlatti, nonostante la perizia del coro diretto mirabilmente come sempre dal suo fondatore Antonio Spagnolo, c’è da prendere atto che, sebbene divisa in due parti quindi alleggerita dall’esecuzione dell’antifona, era e resta musica poco comunicativa, né la dottrina compositiva qui come in altre pagine del compositore, riesce a farsi espressione artistica compiuta, e l’insigne musicista famoso resta soprattutto per l’intitolazione della main street del Vomero. Nella scultorea bellezza del fraseggio impresso con dedizione alla musica di Scarlatti, nella limpidissima scansione della pronuncia ben tornita dei testi degli altri pezzi era un pregio in più dell’esecuzione vigorosa e morbida, tornita con amore ed intuito poetico, che certo era premiato dove la fantasia dei compositori volava alto, diventando vero canto, più declamato nobile di prassi. Nella gioia di tutti per il gran concerto del coro, atteso da un po’ di tempo alla ribalta cittadina, c’era la compiaciuta constatazione per la freschezza delle voci, la loro sapienza, la resistenza al tempo che passa, rivelato dai capelli ora brizzolati ora bianchi di tanti amici di lunghissima e carissima militanza musicale, pure in ruoli diversi. Più bravi sempre gli artisti di questo coro, per l’equilibrio e la profondità delle esecuzioni, interpretazioni. Ed una menzione speciale è indispensabile per Guido Ferretti sempre più bravo, ed ispirato cantore quasi ecclesiale. Niente bis, saggiamente nonostante i tanti e meritati applausi. Il testo del brano eseguito per primo, brano tratto dalle Scritture e musicato da Arvo Pärt in latino, è stato letto in italiano da monsignor Vincenzo de’ Gregorio. E' previsto per il prossimo 29 giugno 2012 l'atteso concerto dell'Ensemble Vocale di Napoli diretto da Antonio Spagnolo, impegnato ancora una volta nell'esecuzione di difficili brani di polifonia sacra composti fra il '700 e i giorni nostri. Il concerto di giugno vedrà il debutto di alcuni coristi che si esibiranno per la prima volta con la storica formazione napoletana. Un altro debutto è quello legato alla Fondazione Pietrasanta, polo culturale, che ha fortemente voluto e supportato questo evento musicale. Fra i brani in programma, l'intenso "The Woman with the alabaster box", di Arvo Pärt, ispirato ad un episodio legato alla predicazione di Gesù in Betania, come riportato nel Nuovo Testamento:
"Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, gli si avvicinò una donna con un vaso d'alabastro contenente un prezioso unguento, e glielo versò sul capo mentre era seduto a mensa. I discepoli, vedendo ciò, si sdegnarono e dissero: “Perché questo spreco?Lo si poteva vendere a caro prezzo e darne il ricavato ai poveri!”. Ma Gesù, accortosene, disse loro: “Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto una buona azione nei miei confronti. I poveri infatti li avete sempre con voi; me, invece, non sempre mi avete.Versando questo olio sul mio corpo, essa lo ha fatto in previsione della mia sepoltura. In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo Vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in sua memoria”. L'invito per la serata, elaborato dalla società di comunicazione Adversa, può essere scaricato da questo link. Il 24 aprile '12 si è svolta una piccola cerimonia per inaugurare la nuova sala prove dell'Ensemble Vocale di Napoli all'interno del complesso monumentale della Pietrasanta, dopo i radicali lavori di ristrutturazione seguiti personalmente dal presidente Lucio Carlevalis.
All'apertura della porta, ai coristi piacevolmente sorpresi si è mostrato lo spettacolo della nuova sala prove, che riprende i colori caldi che caratterizzano l'immagine dell'Ensemble Vocale di Napoli e si presenta più moderna, funzionale e accogliente per le attività di studio e per altre attività che potranno coinvolgere anche il pubblico, dato che la sala può fungere anche da piccola sala concerti. Non sono mancati brindisi, scambi di auguri per un futuro prospero di attività musicali e artistiche e tanti sorrisi, rivolti soprattutto a Lucio, artefice di questo miracolo che ridà a tutti noi e alla città una luce di speranza in questi tempi di crisi. galleria di foto e video Una partenza positiva per la rassegna musicale "ce moys de may - quattro passeggiate musicali nel repertorio profano", voluta, organizzata e promossa dall'Associazione culturale Ensemble Vocale di Napoli. Fra l'emozione del presidente Lucio Carlevalis e la presenza affettuosa della società civile, si è svolto il primo dei quattro concerti previsti in un orario inconsueto (le ore 12:00 della domenica mattina) e in un luogo senz'altro suggestivo come la Basilica di Santa Maria Maggiore "La Pietrasanta", trasformata per l'occasione in una vera sala da concerto grazie al provvidenziale montaggio di una camera acustica, donata dall'Associazione Alessandro Scarlatti. Il duo minimoEnsemble, formato dal contralto Daniela del Monaco e dal chitarrista Antonio Grande, ha offerto al numeroso pubblico un recital di canzoni del repertorio classico napoletano, conferendo a pezzi arcifamosi e meno noti un fascino nuovo e accattivante grazie ad un intento interpretativo incentrato sulla valorizzazione della parola poetica e sulla bellezza dei suoni. Con i quattro concerti di maggio, l'Ensemble Vocale di Napoli intende portare avanti una scommessa, quella di moltiplicare l'offerta culturale e musicale in un'epoca di tristi e indiscriminati tagli all'arte e alla cultura, cercando di dimostrare che, se anche l'arte "non si mangia" come il pane, è pur vero che senza musica non si vive, come ben sanno gli appassionati e i cultori di questa disciplina millenaria. I prossimi appuntamenti: il 15 maggio, con il duo Winterreise, Stefano Di Fraia, baritono, e Natale Palena, pianoforte; il 22 maggio, con l'Ensemble Vocale di Napoli che proporrà una sorprendente escursione nel repertorio profano per coro a cappella dal cinquecento ai giorni nostri; il 29 maggio con le suggestioni melodiche più scanzonate dei CamPet Singers. Inizio concerti: ore 12:00 Ingresso: 10 euro Basilica di Santa Maria Maggiore "La Pietrasanta" via Tribunali - Napoli Silvio Berlusconi renversé par Giuseppe Verdi
Le 12 mars dernier, Silvio Berlusconi a dû faire face à la réalité. L’Italie fêtait le 150ème anniversaire de sa création et à cette occasion fut donnée, à l’opéra de Rome, une représentation de l’opéra le plus symbolique de cette unification : Nabucco de Giuseppe Verdi, dirigé par Riccardo Muti. Nabucco de Verdi est une œuvre autant musicale que politique : elle évoque l'épisode de l'esclavage des juifs à Babylone, et le fameux chant « Va pensiero » est celui du Chœur des esclaves opprimés. En Italie, ce chant est le symbole de la quête de liberté du peuple, qui dans les années 1840 - époque où l'opéra fut écrit - était opprimé par l'empire des Habsbourg, et qui se battit jusqu'à la création de l’Italie unifiée. Avant la représentation, Gianni Alemanno, le maire de Rome, est monté sur scène pour prononcer un discours dénonçant les coupes dans le budget de la culture du gouvernement. Et ce, alors qu’Alemanno est un membre du parti au pouvoir et un ancien ministre de Berlusconi. Cette intervention politique, dans un moment culturel des plus symboliques pour l’Italie, allait produire un effet inattendu, d’autant plus que Sylvio Berlusconi en personne assistait à la représentation… Repris par le Times, Riccardo Muti, le chef d'orchestre, raconte ce qui fut une véritable soirée de révolution : « Au tout début, il y a eu une grande ovation dans le public. Puis nous avons commencé l’opéra. Il se déroula très bien, mais lorsque nous en sommes arrivés au fameux chant Va Pensiero, j’ai immédiatement senti que l’atmosphère devenait tendue dans le public. Il y a des choses que vous ne pouvez pas décrire, mais que vous sentez. Auparavant, c’est le silence du public qui régnait. Mais au moment où les gens ont réalisé que le Va Pensiero allait démarrer, le silence s’est rempli d’une véritable ferveur. On pouvait sentir la réaction viscérale du public à la lamentation des esclaves qui chantent : « Ohma patrie, si belle et perdue ! ». Alors que le Chœur arrivait à sa fin, dans le public certains s’écriaient déjà : « Bis ! » Le public commençait à crier « Vive l’Italie ! » et « Vive Verdi ! » Des gens du poulailler (places tout en haut de l’opéra) commencèrent à jeter des papiers remplis de messages patriotiques – certains demandant « Muti, sénateur à vie ». Bien qu’il l’eut déjà fait une seule fois à La Scala de Milan en 1986, Muti hésita à accorder le « bis » pour le Va pensiero. Pour lui, un opéra doit aller du début à la fin. « Je ne voulais pas faire simplement jouer un bis. Il fallait qu’il y ait une intention particulière. », raconte-t-il. Mais le public avait déjà réveillé son sentiment patriotique. Dans un geste théâtral, le chef d’orchestre s’est alors retourné sur son podium, faisant face à la fois au public et à M. Berlusconi, et voilà ce qui s'est produit : [Après que les appels pour un "bis" du "Va Pensiero" se soient tus, on entend dans le public : "Longue vie à l'Italie !"] Le chef d'orchestre Riccardo Muti : Oui, je suis d'accord avec ça, "Longue vie à l'Italie" mais... [applaudissements] Muti : Je n'ai plus 30 ans et j'ai vécu ma vie, mais en tant qu'Italien qui a beaucoup parcouru le monde, j'ai honte de ce qui se passe dans mon pays. Donc j'acquiesce à votre demande de bis pour le "Va Pensiero" à nouveau. Ce n'est pas seulement pour la joie patriotique que je ressens, mais parce que ce soir, alors que je dirigeais le Choeur qui chantait "O mon pays, beau et perdu", j'ai pensé que si nous continuons ainsi, nous allons tuer la culture sur laquelle l'histoire de l'Italie est bâtie. Auquel cas, nous, notre patrie, serait vraiment "belle et perdue". [Applaudissements à tout rompre, y compris des artistes sur scène] Muti : Depuis que règne par ici un "climat italien", moi, Muti, je me suis tu depuis de trop longues années. Je voudrais maintenant... nous devrions donner du sens à ce chant ; comme nous sommes dans notre Maison, le théatre de la capitale, et avec un Choeur qui a chanté magnifiquement, et qui est accompagné magnifiquement, si vous le voulez bien, je vous propose de vous joindre à nous pour chanter tous ensemble. C’est alors qu’il invita le public à chanter avec le Chœur des esclaves. « J’ai vu des groupes de gens se lever. Tout l’opéra de Rome s’est levé. Et le Chœur s’est lui aussi levé. Ce fut un moment magique dans l’opéra. » « Ce soir-là fut non seulement une représentation du Nabucco, mais également une déclaration du théâtre de la capitale à l’attention des politiciens. » Nell’anno delle grandi celebrazioni per i 200 anni dalla nascita di Franz Liszt, Giovedì 7 aprile ore 18.30, nel Foyer Storico del Teatro San Carlo, Laura Valente, musicologa e responsabile della comunicazione del Teatro San Carlo, presenta il libro di Michele Campanella "Il mio Liszt - Considerazioni di un interprete" edito da BOMPIANI. Durante l'incontro, interverrà l’autore.
L'ingresso è libero fino ad esaurimento posti. FRANZ LISZT. Figura controversa, a fronte di un’indiscussa fama come eccezionale virtuoso del pianoforte, per il suo talento compositivo Franz Liszt manca ancora oggi di una definitiva collocazione nella storia della musica. Michele Campanella, fra gli interpreti lisztiani più noti a livello internazionale, ne delinea un ritratto complesso e “vissuto”, che parte dalla sua personale esperienza di concertista. Dall’esposizione del “caso” Liszt, attraverso un discorso metodologico sugli aspetti tecnici necessari a un’adeguata interpretazione dei testi, si sviluppa un percorso musicale che è anche un racconto biografico, sino alla definizione di una nuova immagine del compositore ungherese. Trionfante virtuoso e frequentatore dell’alta società, Liszt termina i suoi anni chiuso nella riservatezza dell’asceta e nella sperimentazione di nuovi linguaggi musicali. Una storia da riscoprire. MICHELE CAMPANELLA, considerato internazionalmente uno dei maggiori virtuosi e interpreti lisztiani, ha affrontato in oltre 45 anni di attività molte tra le principali pagine della letteratura pianistica. La Società “Franz Liszt” di Budapest gli ha conferito il Gran Prix du Disque nel 1976, nel 1977 e nel 1998, mentre l’American Liszt Society, nel 2002, la medaglia ai “meriti lisztiani”. Ha suonato con le principali orchestre europee e statunitensi, collaborando con direttori quali Claudio Abbado, Gianluigi Gelmetti, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Georges Prêtre, Esa-Pekka Salonen, Wolfgang Sawallisch, Thomas Schippers, Christian Thielemann. Dal 2008 è Presidente della Società Liszt, chapter italiano dell’American Liszt Society. Nel 2011, anno in cui si celebra in tutto il mondo il bicentenario della nascita di Franz Liszt, Campanella ha deciso di dedicare l’intera sua attività artistica al compositore ungherese e per l’occasione ha ideato le “Maratone lisztiane”, un evento che ha assunto una rilevanza eccezionale in quanto mai realizzato prima d’ora. |
Felice MondoCorista e segretario dell'Ensemble Vocale di Napoli. Archives
Ottobre 2016
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