L’EVENTO
di Massimo Lo Iacono
NAPOLI. “Refrigerium peccatorum”secondo antico, inossidabile enunciato è la chiesa come luogo di pietra, meglio se antica, ancor prima che luogo d’anima, specialmente nella calura estiva, ancor più quando umida e poco pietosa degli uomini incontentabili ora per il caldo ora per il freddo: e rinfrescante molto era la veneranda chiesa dell’Arciconfraternita di Sant’Anna dei Lombardi l’altra sera, sommo tempio napoletano d’arte del Quattrocento, avanti l’inizio del concerto dell’“Ensemble vocale di Napoli”. Poi il ritardo nell’inizio, il calore dei tanti e tanti ascoltatori presenti, nonostante la concorrenza di altri concerti, ha fin troppo intiepidito l’aria ed il refrigerio è stato solo spirituale.
Bellissime tutte le esecuzioni, e più intense e complete quelle dei pezzi di Pärt, Ghedini, Messiaen, Biebl e sublime quella dell’antifona di anonimo. Per la grande messa di Alessandro Scarlatti, nonostante la perizia del coro diretto mirabilmente come sempre dal suo fondatore Antonio Spagnolo, c’è da prendere atto che, sebbene divisa in due parti quindi alleggerita dall’esecuzione dell’antifona, era e resta musica poco comunicativa, né la dottrina compositiva qui come in altre pagine del compositore, riesce a farsi espressione artistica compiuta, e l’insigne musicista famoso resta soprattutto per l’intitolazione della main street del Vomero.
Nella scultorea bellezza del fraseggio impresso con dedizione alla musica di Scarlatti, nella limpidissima scansione della pronuncia ben tornita dei testi degli altri pezzi era un pregio in più dell’esecuzione vigorosa e morbida, tornita con amore ed intuito poetico, che certo era premiato dove la fantasia dei compositori volava alto, diventando vero canto, più declamato nobile di prassi. Nella gioia di tutti per il gran concerto del coro, atteso da un po’ di tempo alla ribalta cittadina, c’era la compiaciuta constatazione per la freschezza delle voci, la loro sapienza, la resistenza al tempo che passa, rivelato dai capelli ora brizzolati ora bianchi di tanti amici di lunghissima e carissima militanza musicale, pure in ruoli diversi. Più bravi sempre gli artisti di questo coro, per l’equilibrio e la profondità delle esecuzioni, interpretazioni.
Ed una menzione speciale è indispensabile per Guido Ferretti sempre più bravo, ed ispirato cantore quasi ecclesiale. Niente bis, saggiamente nonostante i tanti e meritati applausi. Il testo del brano eseguito per primo, brano tratto dalle Scritture e musicato da Arvo Pärt in latino, è stato letto in italiano da monsignor Vincenzo de’ Gregorio.